Hai voglia di una scampagnata primaverile fuori città?
La Palazzina di caccia di Stupinigi può fare per te e si trova solo a 15 munti da Rivoli!
Nel caso aveste voglia di scoprire una parte di storia e cultura italiana in un contesto naturale di pace e tranquillità, questa straordinaria residenza potrebbe soddisfare a pieno le vostre fantasie.
Di cosa si tratta?
Il sito fa parte del circuito delle Residenze sabaude in Piemonte dal 1997 ed è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Sui terreni della prima donazione di Emanuele Filiberto all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro è stata poi costruita la tenuta. Oggi è proprietà della Fondazione Ordine Mauriziano, un ente governativo dedicato alla sua conservazione e valorizzazione. La Palazzina di Caccia, fra i complessi settecenteschi più straordinari in Europa, ha piena dignità museale con i suoi arredi originali, i dipinti, i capolavori di ebanistica e il disegno del territorio.
La struttura risulta situata nell’unica frazione omonima del comune di Nichelino, a 10 chilometri a sud di Torino, in Italia. Con il termine palazzina di caccia, si va ad intendere propriamente il complesso palatino; i domini di Stupinigi, invece, comprendevano l’attuale Parco naturale di Stupinigi.
La storia:
Stupinigi era una residenza adibita alla pratica della caccia eretta per i Savoia. La costruzione della Palazzina di Caccia è iniziata nel 1729 su progetto di Filippo Juvarra, e è continuata fino alla fine del XVIII sec. con interventi di ampliamento e completamento di Benedetto Alfieri e di altri architetti. La palazzina si specchia e ritrova nel rococò internazionale delle residenze reali europee.
Era luogo di loisir per la caccia nella vita di corte sabauda, sontuosa e raffinata dimora prediletta dai Savoia per feste e matrimoni durante i secc. XVIII e XIX, nonché residenza prescelta da Napoleone nei primi anni dell’800.
La Palazzina di Caccia è uno dei complessi settecenteschi più straordinari d’Europa ed è stata edificata su un terreno appartenente alla prima donazione di Emanuele Filiberto all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1573). Attualmente appartiene alla Fondazione dell’Ordine di S. Maurizio.
Fu scelta dalla Regina Margherita come sua residenza all’inizio del ‘900. La struttura è sede del Museo del Mobile dal 1919.
Come si compone la struttura?
Interni:
La pianta della palazzina è definita dalla figura dei quattro bracci a croce di Sant’Andrea, intercalati dall’asse centrale che coincide col percorso che da Torino porta alla reggia tramite un bellissimo viale alberato che fiancheggia cascine e scuderie, antiche dipendenze del palazzo.
Il nucleo centrale è costituito da un grande salone centrale di pianta ovale da cui partono quattro bracci più bassi a formare una croce di sant’Andrea. Nei bracci sono situati gli appartamenti reali e quelli per gli ospiti. Il cuore della costruzione è il grande salone ovale a doppia altezza dotato di balconate ad andamento “concavo-convesso”, sormontato dalla statua del Cervo, opera di Francesco Ladatte.
Con l’allontanarsi di Juvarra da Torino, il principe Carlo Emanuele III affidò poi la direzione dei lavori a Giovanni Tommaso Prunotto, il quale provvide ad ampliare la palazzina partendo dagli schizzi lasciati dall’architetto messinese. Per questo motivo vennero chiamati a corte, nella “Real Fabrica”, un gran numero di artisti per decorare i nuovi ambienti. L’interno è in Rococò italiano, costituito da materiali preziosi come lacche, porcellane, stucchi dorati, specchi e radiche. Nel complesso, sono presenti 137 camere e 17 gallerie.
Esterno:
A Stupinigi si distinguono chiaramente il giardino della palazzina di caccia e la tenuta di caccia circostante. Il complesso, infatti, è inserito all’interno di un vasto giardino geometrico, caratterizzato da un continuo succedersi di aiuole, parterres e viali. Quest’ultimo può essere a tutti gli effetti considerato il giardino vero e proprio della reggia. Il parco è delimitato da un muro di cinta e intersecato da lunghi viali. Il progetto fu affidato al giardiniere francese Michael Benard nel 1740.
Il parco di caccia, o tenuta, era invece costituito dalla vasta area di quasi 1.700 ettari. Si estendeva al di fuori del parco cintato che era stata espropriato dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nel 1563 ai Pallavicini. Tale area comprendeva terreni e boschi compresi oggi nei comuni di Nichelino, Orbassano e Candiolo.